L’aria č piena di vieni con noi,  
e le scrivanie ,,, di carta igienica
e deodoranti. Memorie scarabocchiate.
Col fondo incrostato i bicchieri
recitano la solita melensa fiaba.
Io sono un crepuscolo.

Frenetico un corpo sbilenco
che si muove in attesa d’un parlare –
almeno uno! – di carezze calmo e di baci
spera affannato un’immagine
nell’assurdo clamore d’un livido stagno.
Ma i sassi sono cerchi.

Distanti viaggi sorprendono
le sedie mutevoli e tutto quello
che resta sul fondo - piacevole farmaco -
 
non č che il cricchiare profondo
di antichi dolori di visioni remote.
Concupiscenze mute.

 

i piedi

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