SERPENTE VELENOSO

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DA DIETRO SBARRE

testi di Carmine Donatelli Crocco, Rocco Scotellaro, yzu

performance poetica in musica di e con
YZU - poesia maschera voce labor-sonoro-digitale

SERPENTE VELENOSO

(da dietro sbarre)

SERPENTE VELENOSO

"Molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone. Non è parola vana ed astratta. È dire senza timore, È MIO, e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall'anima. È vivere di ciò che si ama. Vento forte ed impetuoso, in ogni generazione rinasce. Così è stato, e così sempre sarà"

Carmine Crocco, 'brigante' lucano, patriota meridionale, 1830-1905

Estratto dalla memorie scritte in carcere da Carmine Donatelli Crocco, 'Come divenni Brigante', 'Serpente Velenoso' espone uno spaccato della vita e delle gesta del 'famigerato' brigante lucano, che fra il 1861 e il 1865 si impegnò in una guerra civile contro l'esercito di occupazione Piemontese e i potentati lucani, in genere pronti a passare da una parte all'altra - ora liberali, ora borbonici, e poi ancora liberali etc. - del contenzioso politico, economico e sociale, nei difficili anni che il Sud d'Italia si trovò ad affrontare a seguito della conquista garibaldina, e dell'annessione del meridione d'Italia al Regno Sabaudo.

Carmine Crocco, già arruolato nell'esercito borbonico e, quindi, in quello garibaldino, fu costretto alla macchia per delitti che riguardavano la sua sfera privata; ma ben presto, prima a capo di una temibile banda brigantesca, e poi 'generale' di un vero e proprio esercito di 'cafoni', condusse una straordinaria guerra di resistenza all'occupazione 'straniera', piemontese, arrivando a liberare quasi tutta la Basilicata, fermandosi un attimo prima della definitiva conquista di Potenza, essendosi reso conto che lì sarebbe stato tradito e imprigionato, se non giustiziato.

'Serpente Velenoso' dà conto del percorso di Crocco, contadino e pastore, e quindi eroe per un popolo angariato da millenni di oppressione e sfruttamento e dei primi atti della rivolta contadina e antipiemontese: dal 7 aprile 1861 al 14 agosto dello stesso anno, alla battaglia di Ruvo del Monte con la sanguinosa disfatta della Guardia Nazionale Piemontese, sconfitta da un esercito di contadini e pastori, dal potere definiti Briganti.

 

BRIGANTI

Lo stato italiano è stato una dittatura feroce

che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole,

squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri

che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti.”

Antonio Gramsci

A distanza di 150 anni dall'annessione forzata e di conquista del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna e alla conseguente autodefinizione come Regno d'Italia, e alla proclamazione di Vittorio Emanuele II come Re di tutti gli Italiani, s'impone, come necessaria e non più procrastinabile, una rilettura storica che non sia appiattita sulla ricostruzione parziale e lacunosa della storiogafia dei vincitori. E, questo, non per 'revisionismo' o per nostalgie preunitarie e/o borboniche, o volontà secessioniste, ma per ridare dignità e giustizia, quantomeno storica, alle centinia di migliaia di insorgenti e civili uccisi, trucidati, giustiziati, incarcerati deportati e depredati della loro identità, nel Meridione d'Italia, dalla guerra di conquista del Regno Sabaudo. Solo per fare un esempio, considerato marginale ma significativo di quel che significò l'annessione, in tutto il Sud le scuole furono tenute chiuse per circa 15 anni, in modo da ottenere un'intera generazione di analfabeti.

Alcuni dati per dare un briciolo d'idea di quello che significò per il Sud l'annessione al nascente Regno d'Italia, sulle conseguenze della guerra, e della repressione dell'insorgenza meridionale fra il 1860 e il 1872 - i dati sono parziali e inevitabilmente incompleti, dato che ancora non esistono stime complete ufficiali:

Dal settembre del 1860 all'agosto del 1861 vi furono 8.968 fucilati, 10.604 feriti, 6.112 prigionieri, 64 sacerdoti, 22 frati, 60 ragazzi e 50 donne uccisi, 13.529 arrestati, 918 case incendiate e 6 paesi dati a fuoco, 3.000 famiglie perquisite, 12 chiese saccheggiate, 1.428 comuni sollevati.
Non esistono cifre precise, su quel che viene definito 'Brigantaggio', ma quelle più accreditate danno, dal 1861 al 1872, fra Guerriglieri ed oppositori politici: 154.850 caduti in combattimento o fucilati; 130.364 feriti; 43.629 deportati; 382.637 briganti condannati a pene varie, di cui 10.760 condannati all'ergastolo; 51 paesi rasi al suolo.
Da parte piemontese le perdite ammontarono a 21.120 soldati caduti in combattimento, 1.073 morti per malaria o malattie o ferite, 820 dispersi.
Non ci sono stime complessive e coerenti riguardo le vittime civili, ma si ipotizza che l'annessione costò alle regioni meridionali e alle isole, fra civili e insorgenti, oltre un milione di morti; 500mila condannati a pene varie; oltre duecentomila deportati nelle carceri piemontesi/lombarde.
Solo nel carcere di Fenestrelle, il primo lager della storia d'Europa, si stima vennero deportate oltre centomila persone (di cui settantamila ca. furono calate nella calce viva).
Nel Lager Piemontese di Fenestrelle ancora si può leggere questa, tristemente evocativa, iscrizione:

"Ognuno vale non in quanto è, ma in quanto produce"

DA DIETRO SBARRE

"Noi non siamo cristiani, non siamo uomini,
non siamo considerati come uomini,
ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, i fruschi,
i frusculicchi, che vivono la loro libera vita diabolica o angelica,
perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani,
che sono di là dall'orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto."

CARLO LEVI

Terra di Lucania e gente lucana, binomio inscindibile. Perché la terra di Lucania, dura, aspra, spesso inaccessibile, entra nella carne della gente che la vive a costituirne consistenza e concretezza. Perché la terra di Lucania, splendida, polimorfa, accessibile a chi vuole esplorarla, permea il sangue come linfa vitale e, proprio come i suoi innumerevoli fiumi, determinati e possenti, pur se esili, informa il vissuto della gente lucana a volontà e creazione di senso, solcando monti, scavando gole profondissime, aprendo piani immensi. Perché la terra di Lucania, vivace di colori innumerevoli e cupa come il bosco più fitto, colma delle erbe più preziose e minacciosa di basilischi e falchi e lupi, ricca di frutti e dura di pietre, dona alle intelligenze un abitus di umile e ferma coscienza di sé, del proprio esserci, del proprio cammino.

Per rendere omaggio a questa terra, meravigliosa come una passione , YZU, crea uno spettacolo, un reading poetico in musica, che sgorga dalle memorie di due illustri lucani, Carmine Crocco detto 'Donatelli' e Rocco Scotellaro. Due lucani reclusi nelle “patrie galere” a causa del loro attaccamento alle proprie storia, cultura, gente, alla propria terra che tutto toglie e tutto dona; per la loro fiducia in un senso di giustizia millenario per troppo tempo disatteso ed eluso da chi in questa terra ha imposto la propria baronia e della sua gente ha approfittato in nome della propria ‘legge'; per un agire messianico teso alla redenzione di un popolo da troppo tempo impunemente sottomesso e aggiogato all'altrui abuso.

A partire dalle memorie da dietro sbarre di SCOTELLARO e CROCCO, scaturisce la volontà di narrare la dignità e la fierezza della gente lucana, la sacrale bellezza della terra di Basilicata. Con umiltà e deferenza, YZU rielabora alcuni passi dei suoi due conterranei, aggiungendo qualcosa di suo, e una suite musicale di propria elaborazione.

 

YZU x SERPENTE VELENOSO (da dietro sbarre)


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