ogni carezza è un furto – ogni
anima si cerca una forma
dalla capienza incolmabile,
e apre un antro di vertigine –
d’ nu pasturavàcc’ ‘u cannarón’ –
,
una ventosa che s’attacca
al respiro ai linfonoduli
ai desideri d’altr’anime,
per succhiarne il latte vitale –

giro di vite d’un cerchio di danza
che strega
le luci ritmate –  

si balla attoniti e a un tempo
attenti nel posare gli occhi
dove il sangue sente l’odore
del sangue – e la lingua già bagna
le labbra di premonizioni

devozioni a santa rosalia –
dea dai molti nomi, triviale –
circuizioni di satanesche
pose circonfuse, volontà
che intravedono false deità
fra la condensa sullo specchio,
dopo ogni doccia, sebastiani
in attesa di giudizio
, ninfe
che a brani divorano carne
viva, voraci, insaziabili
gole eternamente assetate,
torsioni viscerali espanse
in comportamenti stupidi,

puerili, assolutamente
fuori luogo … – meraviglioso
banchetto per chi è malato d’inedia.


CAMSOR CARPAR 


torna a canzoni