Camsor Carpar

Hai un cammino che commuove,
si è come bimbi di fronte alla
meraviglia, inebetiti,
che – mhf! … ridi, … – che eccita gli occhi,
la danza esaltante di muscoli
in sincrono – inno alla volontà.

Profonde vertigini infisse
in stratificazioni di ere –  
spaventano, i tuoi passi, cuori  
tremanti di fronte all’abisso,
anfore sigillate vuote,
scapole rattrappite, inerti.

Il profumo della tua carne
non indugia in convenevoli,
impone attenzione – ostile
o estasiata – e ispira canti
e danze panici rituali
di sabbatica devozione.

Non celare un sorriso, lascia
che inondi queste arcate basse
affumicate da un misero
gesto ripetuto, coi suoni
inauditi della bellezza –
disarmonica, sincopata.
 

Voce calda –  la tua parola
racconta di un mito proibito
di donne perché delirante – 
pathos femmineo generante
rivolta, il folle affermarsi
d’un poietico disordine.

Vorrei che tu sentissi quanto
questo sia vero in me – l’odore
che infesta e avvelena il mio sangue
innamorato delle spire
d’un liquido dolce deliquio –
ma tu sai, sorridi distante.


SETTE SBIRRI